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Cenni critici - Nuovo Progetto

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……Che non ci siamo frequentati di più nel corso della nostra vita è per me un rammarico che si rinnova ad ogni nostro saltuario e troppo breve incontro. La sua cifra umana è quella di un attento ascolto della realtà circostante, di una intensa partecipazione emotiva e di una pronta disponibilità al dare. Persona civile, sensibile e amabile, insomma, di quelle la cui compagnia riconcilia con l’esistenza. Arguto e affabile come ci si aspetta da un bolognese, Alessandro Baldini è bolognese anche nelle predilezioni per i suoi soggetti artistici.
Perché Alessandro Baldini dipinge, dimostrando particolare attitudine alla pittura di atmosfera. Il suo mondo dell’anima è quella collina bolognese che ha imparato ad amare percorrendola in lungo e in largo da bambino al seguito di cacciatori e di cani  e che per lui è divenuta naturalmente sinonimo di natura. E in quella natura ci s’imbatte in casolari, mute e abbandonate architetture rurali alle quali, stranite in un’epoca che non sa che fare di loro e non conosce più il loro passato è consentita una sopravvivenza quasi archeologica. Bandito ogni umano traffico, sono squarci di vita candita nel silenzio, come in un esperimento di universo abitato da sole abitazioni. L’effetto è di una superiore tranquillità. E io penso che Alessandro Baldini dipinga in parte per raggiungere nell’intimo questo stato di tranquillità che tanto caratterizza la sua arte. Come una sirena la collina bolognese lo chiama al cavalletto e alla tavolozza. E come una sibilla egli la interroga, mettendo su tela le sue enigmatiche risposte, con un coinvolgimento che non stupisce chi lo conosca e con la competenza tecnica dichi ha disegnato seriamente e a lungo sui banchi di scuola sotto maestro.....

Pier Massimo Forni (scrittore, poeta)


      
Ci si addentra in un silenzio eloquente, con lo stupore negli occhi, nei paesaggi della memoria di Alessandro Baldini. Qui aleggiano i ricordi di una vita vera tra le verzure dei boschi, i sentieri antichi che portano alle case contadine dei piccoli borghi d'Appennino e l'indimenticabile ebrezza dell'acqua salmastra del Mediterraneo.
Baldini, pittore paesaggista capace di esaltare la pittura come atto fenomenico, rivela ad ogni tocco un legame affettivo profondo con un mondo che par esser perduto.
Egli predilige una pittura evocativa in cui il colore diventa il fenomeno stesso della materia che talvolta si accende con trasalimenti improvvisi, talaltra si placa tra magiche e morbide evanescenze. Visioni al confine dell'onirico grazie alla maestria di un tocco sensibile fatto di stratificazioni cromatiche e trasparenze che tendono, timidamente, ad un naturalismo astratto.
Attenta e curata è la ricerca di raffinate esplorazioni segniche attraverso una tecnica che scava in profondità, capace di esaltare la bellezza del colore e la struttura materica nella quale i segni medesimi, ritmicamente solcanti, si manifestano come una antica scrittura. Ecco che emergono così composizioni prospettico - formali raffinate che ci ricordano che Alessandro Baldini, oltre ad esser pittore è anche un esperto fotografo. Egli scrive con la luce e con essa ci invita a  contemplare la natura come un atto catartico di purificazione che ci conduce alla comprensione del mondo e ad un miglioramento del sé.
L'artista approda così ad un affinato lirismo, inneggiato da una tavolozza sublimata da colori caldi e avvolgenti. Sono i colori della sabbia, della ruggine, dell'argilla, sono le sfumature calde dei colori della terra che avanzano, dominando, anche là dove protagonista è l'acqua che attraversa copiosa i canali, gonfia i fiumi e arriva al mare per poi placarsi.
Colori atmosferici graffiati, graffianti, a tratti appena accennati, oppure densi e pieni di materia.
Qui talvolta impercettibile è il confine tra terra e aria, l'una si fonde nell'altra in un abbraccio eterno che inneggia alla grandezza del creato. Aria, luce, segno si fondono creando una sintesi perfetta, amalgamandosi in un unico organismo pittorico che chiama a sé l'osservatore invitandolo ad addentrarsi, non con un mero "guardare dall'esterno", bensì con un invito a lasciarsi trasportare e ad ascoltare attraverso i sensi.
L'estetica di Alessandro Baldini dà vita ad una pittura a tratti nostalgica, intimistica che nasce dal connubio tra antico e moderno, tra ciò che era e ciò che è rimasto. I saperi antichi del passato, la memoria che può rivivere attraverso una spiaggia, una collina o le case lontane di un paese. Sono paesaggi silenziosi, meditativi dove la natura primeggia e parla di libertà. Una natura spontanea perlopiù selvaggia, solo in minima parte "addomesticata" dall'uomo, di cui non rimane nulla se non la traccia di un mero passaggio. Strade, case e nulla di più. E' qui che l'uomo si perde nelle nebbie del tempo.
Simona Negrini  (storica dell'arte)

      
La pittura di Alessandro è la poetica del ricordo, di qualcosa che ormai nella vita frenetica che viviamo perdiamo in continuazione.  Non è tanto l'occhio quanto il soffermarsi, la pazienza del momento in cui la visuale schiarisce con l'animo ogni opera.  Dai paesi dipinti con  quella dolce nostalgia  agli alberi  che ricordano quelle fotografie fine anni '80  inizio '90, ai paesaggi tra terra e mare quasi come se lì ci fosse un lembo di esistenza dove l'uomo deve fermarsi tra il finito di un cespuglio e l'infinito blu. Ed è lì che l'artista coglie il ricordo, inquadra l'attimo e dona calma alle cose. Sia nei dipinti a olio sia negli acquerelli si percepisce una calma, una tranquillità che alleggerisce l'anima dal peso quotidiano della fatica, direi quasi un rifugio dove l'artista e chi osserva trova pace e ordine non tanto nella materialità ma nell'animo. Altro aspetto, a mio avviso importante, l'utilizzo del colore a volte acceso, a volte compassato accende un leggero movimento che altro non fa che assecondare quella calma interiore di cui tutti abbiamo bisogno.  paesi sono tranquilli, adagiati sulle colline o sui monti, le figure sedute hanno il riposo negli occhi e così gli alberi e le stagioni. La poesia ha i suoi tempi e così il paesaggio e chi lo raffigura ma soprattutto è fondamentale che i tempi li comprenda chi guarda, chi vede l'opera, perché entri dentro e faccia il suo .
Luca Ispani (poeta)

La collina e' quella ad ovest della via Emilia vista dall'altro lato del calanco. E' abitata dal falco pellegrino e dalla volpe, bagnata dalla pioggia di autunno ed arsa d'estate.  Le vigne sui suoi crinali danno un vino aspro e forte come il carattere di quei pochi che ci vivono ancora, e' la collina dei ricordi... silenziosa come il mondo di Alessandro Baldini. E' un luogo della memoria che Baldini ripercorre con la sicurezza di chi quei paesaggi ha amato da sempre.
I silenzi che pregnano le sue tele non sono inquietanti, hanno la serenita' di chi in essi trova conforto la sera, nello studio lontano un miglio  dal fragore del mondo di fuori. Non vi sono presenze umane nei suoi dipinti, ma si percepiscono ... sono nascoste nella vegetazione o intente alla vita di sempre dietro finestre di case senza tempo. Attendono che il pittore le riscopra e con lo stesso talento con cui rappresenta le atmosfere delle loro campagne le ritragga e le metta allo scoperto.
La sua pittura non e' solo rappresentazione del reale, e' il coniugarlo con la sensazione vissuta un attimo e mai sopita. E' il trasmetterlo con le parole che sono quelle del dipingere e sono parole di lavoro sicuro, che non vogliono stupire, ma sedurre per giungere ad una condivisione emozionale sincera.
E' per questa sincerita'  che mi sento suo amico, perche' porge le cose in modo pacato con forza, ma senza alcuna presunzione.
C'e' una tela che amo in modo particolare: s' intitola "Colline a Mongiorgio", e' un olio su tela di medie dimensioni. Ritrae una strada bianca di morandiana memoria che sale dolcemente dalla vallata sottostante. Le nuvole del cielo sono quelle di un pomeriggio di settembre, quando l'erba spagna e' gia tagliata e nei rovi dei cespugli spuntano le ultime more. L'atmosfera e' rarefatta, calda, come la pennellata sapiente che la racconta.
Il sogno e' presente, quasi tangibile, un dipinto antico nel senso che non ha tempo. La macchia e' quella che ricorda le tavolette di Fattori, ma la strada bianca e' di oggi perche' Baldini l'ha percorsa tante volte almeno nel pensiero, e' la strada che unisce il passato al suo presente.
Un presente di chi fa pittura vera al di fuori dell'effimero e delle mode.

Stefano Forni  (gallerista)


.....In tempi di "videoinstallazioni" e "comportamenti"  tutto al piu' di ritorni gestuali o misteriose, sotterranee alchimie, si fanno sempre piu' rari gli incontri con artisti che, seriamente impegnati, seguono, propongono un proprio itinerario di accessibili immagini; autori disposti a dichiarare le scelte di pur attuali riscontri di vita naturale e/o ambientale. Pittore, incisore, con alle spalle regolari studi d'Accademia, Baldini s'intrattiene caparbiamente da tempo con dimenticate atmosfere, con le nascoste presenze di consueti, amati percorsi, ne raccoglie con puntualita' e nostalgia gli aspetti di un esistere che, oggi appare lontano.

Luciano Bertacchini  (pittore e critico d'arte)
 

.....Quando Baldini sceglie i temi di campagna e colline che richiedono un disegno diverso, la scelta dei momenti del giorno, delle luci, delle stagioni, i rapporti di tinte e tonalita' sono simili a quelle delle vedute urbane: qui alberi solitari o a gruppi, ora punteggiano, ora coprono i campi e le colline, riempono le valli, scandiscono i  piani e le prospettive, entita' solitarie entro una campagna silenziosa. Si integra e completa cosi' una visione con prospettive e lontananze piu' accentuate, la sua interpretazione del paesaggio.
.....Un arte meditata questa che suggerisce quiete e invita a pensare su una nostra situazione esistenziale, che stimola ricordi e antiche sensazioni, rapporti sentimentali tra noi e le cose piu' semplici e piu' umili fatte dall'uomo e la piu' vasta natura di cui veniamo a sentirci intimamente partecipi.                                                                      
                                                                                         
Arrigo Grazia (critico d'arte)
   
    
….Spiegavamo alla scolaresca che ha visitato la sua mostra che l’arte è, deve  essere, anche testimonianza del momento storico, sociale, politico e culturale di cui siamo contemporanei.
Come inserire la sua poetica paesaggistica nel contesto di questa affermazione?
Forse è parafrasando Quasimodo che ci riusciamo.
“E come potevamo noi cantare…..” diceva, il poeta, lamentando il dolore di una guerra rovinosa.
Come puo’, aggiungo io , lei, signor Baldini,  fare scoppiare il giallo della mimosa a primavera o l’intensita’ colorata delle primule, addesso che siamo tutti di fronte all’attraversamento di un periodo cosi’ oscuro, i cui contorni non si delineano ancora?
Siamo nel trapezio volante della storia, fra due storie: abbiamo lasciato la sbarra del tempo che fu, ma non abbiamo ancora afferrata quella del tempo che verrà….in una sottile ed oscillante sospensione,  questo nelle sue opere si sente!

Maria Luisa Caminiti  (gallerista)





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